Uffici privati e Coworking: l’errore da non commettere.

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“Questi sono gli uffici, e questa la zona Coworking (e mostra le scrivanie in open space).”

Da quando mi occupo di Coworking (tanto), me la sono sentita dire tante volte, questa frase, e ogni volta ho capito che il mio interlocutore non aveva capito.

“Ma come, il Coworking non sono le scrivanie una sull’altra, piene di ragazzottə con le cuffie che lavorano gomito a gomito?”

Appunto: no.

Ma allora cos’è questo cavolo di Coworking, che ancora non ho capito?

La questione è meno banale di quel che sembra, perché – a differenza delle tintorie, delle piadinerie, dei bar e degli autogrill, i Coworking non sono affatto a fuoco, nella visione generale.

Diciamo che c’è una differenza tra chi ci è stato (per fortuna sempre più persone) e chi non ci è mai stato.

Per la verità, anche tra chi ci è stato ci sono differenze, perché dipende da dove sei statə…

Hai visto i Coworking di Chang Mai o quelli di Segrate? Di San Francisco o di Jesi? Berlino o Crotone? …

No, perché è molto possibile che l’esperienza di Coworking sia tanto varia quanto può essere varia la loro ubicazione geografico-culturale.

Tendenzialmente, quel che accade nel resto del mondo è diverso da quel che vediamo tutti i giorni negli spazi nostrani (e non è detto che i nostri siano peggio, come pensano i più esterofili tra noi)…

• Andiamo al sodo, o meglio: al senso

Cerchiamo di capirci e di ragionare sulle cose vere, sul senso e non sulle definizioni.

Il senso vero del Coworking non è certo una questione di porte o di muri…

La cosa importante – come sempre – è non credere alle chiacchiere, e possibilmente neanche alle story di Instagram e all’influencer di turno (ancora non ne ho visti nel mondo del Coworking, o meglio ne conosco, ma hanno strategie che si basano sulle persone, sui servizi alla community e non su Tik-Tik o Insta).

Ugualmente da non credere è l’idea che un Ufficio – nel senso di “stanza chiusa da una porta” – non possa essere parte integrante di un Coworking.

Pensare una cosa del genere – che una stanza chiusa all’interno di un Coworking non sia parte del Coworking – significa leggere il Coworking con gli occhiali sbagliati.

Significa non avere ancora capito che chi sceglie il Coworking non sceglie uno specifico servizio ma sceglie un modo di lavorare.

Non sceglie una tariffa, un servizio, un tavolo, un certo numero di metri quadri, ma compra uno stile di lavoro.

Non si tratta di dividere il concetto Coworking con delle porte.

Si tratta di aprire l’idea di Ufficio con delle proposte.

Scegliere di lavorare in un Coworking è un’opzione precisa, dettata da motivazioni che spesso hanno a che fare con gli aspetti relazionali del lavoro.

Davvero pensiamo che, a seconda di dove ti siedi, l’impostazione dello spazio cambi?

• Il tema di fondo del Coworking fatto bene, è sempre quello: far lavorare bene le persone… qualunque sia il servizio che scelgono

Ho visto spazi dove si lavora meravigliosamente, con uno spirito di community e una capacità di interazione bellissima, pieni di stanze chiuse.

E ho anche visto – per fortuna al di fuori di Rete Cowo® Coworking Network– bei tavoli condivisi in stanze dai colori molto hipster piene di infelici che non osavano guardarsi in faccia.

Erano in un Coworking, ma lavoravano peggio che se fossero negli uffici raccontati da Pontiggia nel suo memorabile racconto “La Morte in Banca”.

Ecco perché – sì: un ufficio è anche lui un pezzo di Coworking, e non fa alcuna differenza… se non nella testa di chi non ha (ancora) capito.

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