Sta nascendo la più grande Rete di Coworking del Paese: si chiama Poste Italiane. Aperto il primo dei 250 spazi previsti.
Sono passati più di due anni da quando, sul nostro blog, abbiamo posto cinque interrogativi cruciali riguardo la decisione di Poste Italiane di diventare il “più grande network di spazi Coworking d’Italia”, con l’apertura di 250 spazi su tutto il territorio nazionale.
Le domande che ci siamo posti allora (in sintesi:
1. Non saranno troppo grandi?
2. Si sceglieranno dei partner competenti?
3. Quali standard operativi adotteranno?
4. Che impatto avranno sul mercato?
5. Riusciranno a creare community?
…non hanno ancora trovato risposta.
L’inizio del progetto
È comprensibile, dato che il primo spazio è stato inaugurato da poco nel Lazio, a San Felice Circeo, e sarà interessante vedere come si svilupperà l’intero progetto. Del progetto dei Coworking di Poste Italiane se ne è tornato a parlare recentemente, in quanto il 16 aprile si è tenuta la presentazione ufficiale presso l’Unione Industriali del Lazio, coincidente con l’apertura del primo spazio nella regione.
Chi mi conosce, sa quanto tenga al linguaggio… devo ammettere che mi ha colpito il fatto che nel video di presentazione, a soli 8 secondi dall’inizio, si affermi che “sarà la più grande Rete di Coworking del paese”.
A mio avviso, non proprio un incipit promettente, mi ricorda quando lavoravo in agenzia e cercavamo di fare tante proposte creative perché magari la gran quantità faceva passare in secondo piano la scarsa qualità. Ma forse sto esagerando, come mi dice sempre mia moglie…
Ecco il video:
La sfida della qualità
Ora forse si avvicina il momento in cui vedremo se, oltre che “la più grande”, questa Rete saprà essere anche “la più efficace, la più sostenibile, la più capillare”.
Se riuscirà in questo intento, ne saremo tutti contenti, perché ciò che conta davvero è offrire un buon servizio a chi sceglie il Coworking, a chi ci onora della propria presenza.
Una cosa che cerco di non dimenticare mai è che un freelance, un professionista, o un’impresa che decide di eleggere il tuo spazio Coworking a sua sede di lavoro quotidiana ti sta conferendo un privilegio importante, e ti chiama a una responsabilità che si chiama Servizio, Relazione, Community.
Il ruolo di Poste Italiane
Poste Italiane è un attore grande, molto grande, ed essere grandi può essere un vantaggio come un handicap. Di certo ci saranno risorse – soldi del PNRR – e quindi possibilità di sviluppare, costruire e crescere.
Per la mia storia, la mia visione imprenditoriale e le dimensioni del mio progetto (che conta un centinaio di spazi, ma io continuo a pensare che sia piccolo, perché penso sempre a crescere), sono portato a valorizzare anche ciò che grande non è, ma che può avere grande valore.
Il valore del servizio
Il valore sta nel servizio, non nelle dimensioni. Se poi questo valore riesce a essere distribuito e raggiungere ovunque – e qui è difficile battere la capillarità della rete degli Uffici Postali – allora sì che il progetto sarà “grande”!
Sappiamo tutti come sulla mappa delle Poste figurino anche moltissimi piccoli centri, i paesini dove la Posta è sempre stata – insieme alla Chiesa, alla Farmacia e alla casa del Sindaco – un riferimento per tutti.
Non a caso, i numeri forniti da Poste Italiane fanno specifico riferimento alla presenza anche in piccoli centri. Per la precisione, i programmi prevedono 100 Coworking in città, 70 in centri minori e 80 in piccoli paesi.
Un’opportunità per il territorio
Come accennavo nel titolo, sarà una bellissima notizia per chi lavora se tutti questi uffici trasformati in Coworking sapranno offrire un servizio utile, portando valore concreto a chi lavora sul territorio.
So che viene naturale fare qualche facile battuta, pensando all’inefficienza che a volte (molte volte, per la verità) si trova negli Uffici Postali, ma io, ottimista per natura, credo che anche l’Ufficio Postale possa e debba migliorare, e lo farà.
Se poi diventa un Coworking, quell’ufficio entra direttamente in uno scenario dove – a differenza di quello delle Poste – non è più l’unico player. Ci siamo – ehm – anche noi, e altri.
Concorrenza o collaborazione?
“Ma Max, tu che hai fondato una Rete di Coworking e ci lavori da tanti anni, non ti preoccupa un nuovo concorrente così importante?”
No, non mi preoccupa affatto.
Non per presunzione o sfiducia in questo progetto, tutt’altro. Tempo fa, quando volevo spiegare velocemente come vedevo io questa storia del Coworking, dicevo: “In futuro ci saranno più Coworking che Bar”. Adesso capisco di aver sbagliato esempio, avrei dovuto dire: “In futuro ci saranno più Coworking che Uffici Postali”, però dai, ci avevo quasi preso… il concetto era quello.
Quindi vorrei rassicurare chi – anche tra gli affiliati di Rete Cowo® – pensa che i nuovi Coworking delle Poste possano “rubare” loro degli utilizzatori.
Non ho mai avuto questo tipo di visione riguardo il Coworking, perché credo che siamo lontanissimi da ogni possibile saturazione del mercato.
Un mercato in evoluzione
Il trend che ci riguarda – appena iniziato, siamo agli albori – è potente, epocale, e vede l’intera organizzazione del lavoro mutare completamente pelle, cambiare nel profondo.
Gli spazi di lavoro sono solo un tassello di questa immane rivoluzione, che tocca l’urbanistica, i trasporti, l’edilizia, i contratti di lavoro.
Le abitudini quotidiane di tutti noi.
(E se pensate che tutto questo sia scaturito dalla pandemia, non è così: chi come me osserva e studia questo settore da molti anni, ha già visto queste trasformazioni nascere ed evolvere, ben prima del 2020).
Perciò il mercato del Coworking chiederà, pretenderà, e creerà ben più dei 250 spazi di Poste Italiane, perché la domanda di questo tipo di servizio – che forse smetterà di chiamarsi “Coworking” – sarà totale e pervasiva. Lavorare in spazi ibridi sarà la nuova normalità, nel giro di pochi anni.
Una visione per il futuro
Per dire come la penso: era il 2011, Rete Cowo® contava già oltre 50 spazi in tutta Italia, e io dicevo che “tutti i comuni dovrebbero fare un Coworking”.
I comuni italiani sono circa 8.000, se tutti facessero un Coworking, le Poste dovrebbero pensare a un modo diverso di presentarsi… magari “la più piccola delle grandi Reti di Coworking”! 😊
Basta così: auguriamo il più grande “in bocca al lupo” alle Poste e ai nuovi Coworking in arrivo, senza però dimenticare che Coworking si scrive senza trattino, ok Poste?
È ufficiale (lo dice l’Associated Press), ma prima di loro lo diceva già il mio amico Alex Hillmann, uno dei grandi pionieri del Coworking americano e non solo, da sempre in prima linea a Philadelphia, che al tema ha dedicato addirittura un sito, composto da un’unica pagina in cui campeggiano 5 sole parole.
Vale la pena di visitarlo, perché già il dominio è bellissimo:
Alla prossima newsletter, e grazie di avermi letto.
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