Nei Coworking si trova lavoro?

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Massimo Carraro, autore Newsletter CowoDa quando ho aperto il mio Coworking a Milano – era il 2008 e in Italia eravamo i primi a sperimentare la cosa – ho sempre avuto chiaro un concetto, l’ho sempre pensata così.

Ho sempre pensato che i Coworking fossero luoghi dove lavorare, non “posti di lavoro” nel senso di ambienti con opportunità lavorative.

E se oggi, 13 anni dopo l’avvio dell’avventura Cowo® le cose fossero cambiate, e trovare lavoro al Coworking non fosse più così impossibile?

Attenzione: occorre muoversi con grande accuratezza, perché il lavoro è un tema su cui nessuno – meno che mai noi – può permettersi leggerezze o approcci superficiali.

Un grandissimo rispetto dell’attività lavorativa nel senso più ampio del termine è alla base del mio personale impegno nel mondo degli Uffici Collaborativi.

È anche alla base del mio attaccamento a questo progetto, che avvicina virtuosamente coloro che si costruiscono un futuro lavorativo migliore, facendo ricorso a un ambiente condiviso con altri, di cui riconoscono il valore professionale.

Questa è la meraviglia del Coworking.

Ho sempre amato quel senso di appartenenza a un gruppo, di “non essere soli” davanti alle sfide difficili, talvolta difficilissime e apparentemente insormontabili che ogni attività professionale mette davanti a un autonomo, una partita iva, così come a un’azienda, beninteso.

(Se mi sbilancio un po’ verso i freelance e i “battitori liberi” in solitaria – autonomi, partite iva ecc – è perché il cuore mi batte un po’ più da quella parte, avendo fatto io parte di quella squadra per tanto tempo… questo non significa che in azienda le cose si presentino facili, ogni mattina, ma diciamo che in azienda non si è mai soli. E il Coworking è pur sempre una risposta alla solitudine lavorativa).

Tornando al nostro tema, è opportuno – oggi, 2021, in piena pandemia – chiedersi se e come lavorare in un Coworking possa aiutare a trovare lavoro. 

La metto giù così, diretta e un po’ brutale, ché voglio guardare bene in faccia l’argomento.

Perché è vero: a pensarci, ho conosciuto innumerevoli casi virtuosi, in cui il Coworking ha fatto proprio questo: ha fatto nascere opportunità lavorative.

Tra poche righe avrò il piacere di approfondire con alcune storie che ho testimoniato direttamente.

Ora però, quello che non deve mancare in queste nostre considerazioni, è l’onestà intellettuale di mantenere la proposta Coworking all’interno del perimetro che la definisce, e non portarla al di fuori di questo… altrimenti si finisce per enfatizzare un aspetto – quello delle opportunità di lavoro – che non può certo essere la prima motivazione per la scelta Coworking, pena un’informazione fuorviante e illusoria.

In altre parole, non si pensi mai che:

Coworking = Trovare lavoro

Sarebbe giocare con le aspettative delle persone, e per giunta farlo in un ambito quanto mai delicato e centrale, nella vita di ognuno.

Attenzione però, possiamo assolutamente pensare, e con cognizione di causa, che:

Coworking = Entrare in relazione costruttiva con ambiente professionale

Vi sembra poco?

In tutto questo, io ne ho visti parecchi, che hanno trovato sbocchi lavorativi piccoli e meno piccoli, temporanei e duraturi, grazie alla scelta di lavorare in Coworking.

Vi racconto qualche esperienza, sia a livello di caso specifico, conosciuto direttamente, sia in termini di “casistica tipo” (anche questa vista succedere più volte).

• COWORKER CHE LAVORA PER IL COWORKING

Questa tipologia di utilizzatore del Coworking ricorre abbastanza spesso (in due varianti) laddove uno spazio cerca risorse per organizzarsi e funzionare meglio.

Succede che una persona – o un team di persone – che utilizza il Coworking riceva dal titolare dello spazio l’incarico di svolgere alcuni compiti gestionali, se non addirittura di gestire in prima persona il Cowo®.

Può essere che questa attività lavorativa venga retribuita con il servizio stesso (“tu mi gestisci lo spazio, io non ti faccio pagare la postazione”), così come può anche essere che vi sia una compartecipazione al reddito del Coworking…

Questi aspetti ovviamente dipendono dagli accordi, ma è innegabile che si crei, in questo modo, una doppia opportunità.

Vista dalla parte del Cowo® Manager/proprietario: se c’è un problema di disponibilità di tempo ed energie, in questo modo si trova un valido aiuto a condizioni sostenibili.

Vista dal lato di chi utilizza un Coworking per svolgere il proprio lavoro: nasce l’opportunità di rendere la partecipazione quotidiana al Coworking, oltre che funzionale, anche remunerativa.

C’è poi la “variante comunicazione” che riguarda quei professionisti in Coworking che si occupano di creazione di contenuti, social media management e affini.

Qui la collaborazione tra Cowo® Manager e coworker prende la forma di un incarico di comunicazione, che può venir svolto in maniera efficace e vantaggiosa anche grazie al fatto che il coworker vive lo spazio in prima persona, ed è quindi nella posizione migliore per trasmettere l’atmosfera e ciò che succede al Cowo® attraverso un lavoro di condivisione e racconto, magari “live”, in presa diretta.

Anche in questo caso, la scelta di lavorare in un Coworking per svolgere il proprio lavoro fa nascere un nuovo incarico lavorativo, che non si sarebbe concretizzato scegliendo una soluzione diversa.

• QUANDO I COWORKER SI SCOPRONO, SI CONOSCONO, SI PIACCIONO, E AL COWO® NASCE UN’AZIENDA

Qui mi piace raccontare diverse storie, che – come tante altre – hanno riscaldato, con la loro intrinseca bellezza, il mio cammino professionale nel Coworking.

Ne ho tre.

La prima di queste risale a circa 7 anni fa, quando per la prima volta che mi è capitato di testimoniare la nascita di una srl grazie al Coworking – un’azienda oggi realtà di successo, per di più in un settore molto innovativo quale quello delle stampanti 3D.

La storia comincia con il titolare dello spazio Cowo® che accoglie nei propri spazi un giovane ingegnere proveniente dal Regno Unito, in città per motivi familiari (ha sposato un’italiana) e professionali.

Nulla hanno in comune, nemmeno il colore della pelle, eppure la naturale curiosità che accomuna tutte le menti brillanti li fa avvicinare.

È il momento in cui nel mondo si inizia a parlare di stampa 3D, le prime macchine arrivano, smontate, per lo più da paesi più avanzati del nostro (con poche eccezioni).

E mentre nascenti schiere di appassionati makers si appassionano all’istante e dedicano energia e tempo ad assemblare le 3d printers, il mondo delle aziende rimane un po’ indietro.

La prototipazione industriale, che negli anni seguenti si avvarrà in modo importante di questa tecnologia, deve ancora muovere i primi passi… l’opportunità è latente, sta per nascere, ma ancora quasi nessuno ci ha pensato.

Tra i pochi che capiscono l’opportunità, ci sono i due protagonisti di questa storia, al lavoro tutti i giorni in un Coworking.

Alberto e Asanka si scoprono sempre più spesso a parlarne: l’ingegnere è super-competente e preparato, il Cowo® Manager adora le opportunità e ha talento per le sfide.

Individuano quindi l’opportunità di business e così – dalle scrivanie del Cowo®, senza nemmeno troppa pianificazione – decidono di provarci.

Propongono sul mercato italiano le prime stampanti (una la acquisto io, che grazie a loro mi sono appassionato a questa straordinaria novità), contattano aziende e network professionali e – non senza fatica, ma sempre in modo determinato e preparato – si fanno strada su un mercato che sta nascendo.

È passato parecchio tempo da quei giorni, ed oggi l’azienda non solo ha seguito ben bene quella strada, ma contribuisce quotidianamente a tracciarla, essendo diventata un vero e proprio punto di riferimento del settore.

Ancora oggi mi emoziona pensare a quella bella avventura nata al Coworking… ma facciamo un balzo in avanti, perché se la storia precedente è stata la prima questo tipo di cui sono stato informato… quest’altra invece è l’ultima. Risale a poche settimane fa.

Coinvolge il Cowo® di Venezia Marghera Vega e vede protagonisti tre giovani professionisti: due fratelli che si occupano di digital marketing, ed uno sviluppatore di software.trovare lavoro al coworking si può? parliamone

L’incontro avviene al Cowo®, e il punto in cui si sviluppa l’idea imprenditoriale è la macchinetta del caffè, dove i due marketer incontrano di frequente il developer, e i tre – man mano che passano i giorni – si conoscono meglio.

Da semplici frequentatori dello stesso Coworking, diventano ogni giorno di più un team di lavoro, seppur allo stato nascente.

La voglia di fare è tanta, e pazienza se fuori c’è la pandemia: dentro le teste le idee fluiscono veloci, e passano da un desk del Coworking all’altro in un continuo ping-pong di stimoli che i tre si divertono a rimpallarsi.

Ragionamento dopo ragionamento, caffè dopo caffè, si trova l’idea imprenditoriale su cui puntare: un software che aiuti le aziende a crescere e svilupparsi tramite la valorizzazione delle recensioni online.

È il primo semestre del 2020, per qualcuno il mondo sembra fermarsi, ma per questi tre inizia una stagione di attività frenetica, che coinvolge anche – per le fasi più impegnative del lavoro – un paio di stagisti 17enni, che svolgono al Cowo® il loro impegno scolastico di alternanza scuola-lavoro.

L’estate passa così, in un Cowo® che quasi diventa la loro casa per la quantità di ore di lavoro dedicate, sotto la supervisione sempre attenta e collaborativa della Cowo® Manager Elisa De Marchi.

A Settembre 2020 il lavoro di preparazione è nelle fasi finali, si tratta ora di lanciare la StartUp.

In altre parole: servono finanziatori.

Dopo aver analizzato lo scenario di riferimento, i tre decidono di entrare in contatto con due acceleratori, uno dei quali sta lanciando una selezione per 8 nuove aziende, da supportare con un robusto programma di sviluppo.

Partecipano in 400 e… indovinate chi risulta tra gli 8 prescelti? Esatto: loro.

E tutto è nato sulle scrivanie di un Cowo®.

Termino questa breve carrellata di “casi visti” con una doverosa citazione di un progetto che ha saputo portare al Coworking un approccio inclusivo socialmente rilevante, proprio in virtù dell'”essere Coworking”.

Anche se non si tratta di una situazione che accade di frequente (che io sappia, e mi piacerebbe sbagliarmi), penso sia utile e interessante raccontare un percorso che ha incrociato in modo virtuoso lavoro e solidarietà, in pieno spirito collaborativo con il territorio.

In questo caso, protagonista è una giovane disabile, coadiuvata nel suo percorso dall’affiancamento di una Cooperativa sociale. Qui il Coworking va addirittura oltre l’opportunità lavorativa, per rappresentare un caso virtuoso di inclusione sociale.

Il Coworking in questione – Cowo® Sovico Monza – ha saputo interpretare, in questo frangente, un ruolo a mio avviso molto prezioso: quello di una realtà lavorativa in grado di porsi come ambiente adatto a una persona disabile.

Adatto in quanto collaborativo, in quanto rete attiva e presente, in quanto community capace di sostegno attivo.

Nel gruppo professionale di soggetti presenti al Cowo®, infatti, si è riconosciuto un ambito di riferimento che ha permesso lo svolgersi di un programma di inclusione.

In modo semplice e concreto, e per questo efficace e valido.

Un’esperienza lavorativa e non solo, che è stata ben raccontata nel blog di Cowo® Sovico, e che ha portato valore ed attenzione a un’intelligente idea di coinvolgimento.

Il successo dell’iniziativa è arrivato al punto da stimolare il territorio verso ulteriori progetti di questo tipo.

Lavorare al Cowo®, insomma, può far bene anche alla community di un territorio, quando riesce, come in questo caso, a valorizzare energie e talenti che andrebbero altrimenti sprecati o mal utilizzati.

• INCONTRARSI AL COWORKING E FAR NASCERE UNA FILIERA LAVORATIVA

È una dinamica che ho visto svilupparsi più e più volte, e ogni volta mi rincuora e rassicura sul senso del Coworking.

Laddove le professionalità presenti al Cowo® sono accompagnate da una situazione collaborativa virtuosa – cosa che noi di Cowo® cerchiamo di far succedere sempre – nascono filiere di lavoro.

Cito alcuni collegamenti virtuosi che ho potuto testimoniare direttamente, facendo nascere connessioni lavorative e opportunità in modo perfino spontaneo.

Mi è capitato, ad esempio, di assistere a un’unione di forze tra un ingegnere navale e un team di architetti, allo scopo di partecipare alla gara d’appalto per la progettazione di un porticciolo turistico… così come mi è successo di vedere designer e home stager unire le forze per  provare, insieme, a conquistare nuovi clienti comuni.

Allo stesso modo, sono stato testimone di team di creativi e comunicatori, conosciutisi al Coworking, fare squadra su specifici progetti, per portare sul mercato proposte complete, dal logo allo storytelling all’advertising.

E consulenti in ambito bandi pubblici partecipare a gare insieme a start-up innovative, amministrativi mettersi al servizio di creativi per la gestione fiscale, architetti ristrutturare case e uffici, informatici fare assistenza a romanzieri, illustratori collaborare con giornalisti, amministratori di condominio lavorare per influencer…

E ancora, dimenticandone sicuramente alcuni, posso dire di aver visto assegnare, all’interno dei Coworking, incarichi relativi a traduzioni, siti internet, progetti di ristrutturazione, consulenze legali, lavori giornalistici, realizzazione di video, progetti editoriali, lavori di grafica, contenuti web…

In sintesi: lavoro che chiama lavoro. Come sempre.

• IL MIO PERSONALE ECOSISTEMA PROFESSIONALE

Io stesso, se alzo lo sguardo e osservo l’ecosistema professionale che ruota intorno a Rete Cowo®, mi ritrovo a confermare che sì, la maggior parte delle risorse che collaborano con noi proviene dall’ecosistema Coworking.

Ho infatti incontrato, grazie al Coworking, sia il webmaster di riferimento dei nostri 60 e più siti online, sia il prezioso team di consulenti fiscali e amministrativi che permette al nostro bellissimo progetto di svilupparsi su basi finanziariamente corrette.

E che dire dei professionisti di talento che curano la produzione costante di contenuti che caratterizza, da anni, la comunicazione di Rete Cowo®?

Anche loro, incontrati per lo più in Coworking.

Sempre grazie al Coworking e alle connessioni virtuose che consente, ho incontrato poi fior fior di consulenti e professionisti, che con il tempo sono riuscito a far diventare parte del nostro progetto. La crescita costante, in valore e rilevanza, di Rete Cowo® è in buona misura anche merito loro.

E ho consigliato, innumerevoli volte, persone e team di lavoro di fiducia ai moltissimi che, in questi anni, si sono rivolti a me per consigli in materia di talenti professionali.

La cosa che più mi piace in tutto questo è che una rete di community professionali come la nostra non ha confini: le conoscenze reciproche viaggiano di Cowo® in  Cowo® indipendentemente dalla vicinanza fisica.

Questo ovviamente accade grazie al modo in cui si lavora oggi, dove eventuali distanze non sono mai date dai km, ma dai diversi livelli di preparazione, dalle diverse culture professionali, dai diversi approcci operativi e strategici.

Ma nel momento in cui questi aspetti collimano, non c’è distanza fisica che tenga!

Il lavoro può benissimo partire e svilupparsi, attraverso quella cosa meravigliosa che si chiama conoscenza e fiducia reciproca, avallata dall’appartenenza a spazi, come gli spazi Cowo®, che condividono valori e modus operandi. 

Tutti i coworker di tutti i Cowo® fanno parte di un’unica community, e possono quindi avvantaggiarsi di una Rete di conoscenze molto estesa.

È impegno del nostro Network agevolare i contatti e favorire le opportunità reciproche.

Già lo facciamo, ma lo faremo ancora di più e meglio.

• IN CONCLUSIONE: NEI COWORKING SI TROVA LAVORO? SÌ, SI PUÒ TROVARE

La differenza, tra gli spazi dove – in maniera imprevista ma non casuale – l’affiatamento e l’apertura tra coloro che li frequentano permette il nascere di opportunità lavorative e… gli altri, quelli dove questo tende a non succedere, sta secondo me in due fattori:

1.
L’impostazione di fondo, in termini di capacità relazionali, ambito che dipende in gran parte dai Cowo® Manager e dalla loro capacità di essere validi facilitatori

2.
La community professionale di riferimento, ovvero le persone che frequentano il Cowo® per svolgervi il proprio lavoro

Compito dei Cowo® Manager consapevoli dell’importanza del loro ruolo è quello di mettere tutti nella condizione di conoscersi, e favorire così l’incontro tra professionalità.

Un approccio che può fare la differenza.

Per ciò che riguarda gli utilizzatori, invece, è chiaro che il valore di una community è dato dal valore dei suoi componenti, in altre parole… da te e da me.

Nella mia esperienza, nessun lavoro è poco interessante, e nessun professionista è un’isola, per parafrasare il poeta.

Ma è fondamentale essere aperti alle opportunità, che non significa essere aperti ad approfittarne, bensì pronti ad offrirne.

Il modo migliore per favorire le occasioni lavorative in un Coworking è esserne parte attiva, con disponibilità e spirito di collaborazione.

E se è vero che il Coworking non nasce per distribuire lavoro, è altrettanto vero che far parte di un Coworking ben funzionante e ben gestito aumenta senz’altro le probabilità di trovarne.

Massimo Carraro
Founder Rete Cowo® Coworking Network

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