Post-Covid: quale futuro per il Coworking? Intanto, 5 buone notizie dal presente.

Cowo-Normativa

coworking post covid by rete cowoScriviamo queste riflessioni nel periodo che vede l’Italia – timidamente – riaffacciarsi in quello che ci auguriamo sia il periodo del dopo-virus.

Nella complessa situazione generale, stiamo tutti riprendendo le misure non solo delle nostre attività professionali, ma anche delle nostre vite: orari, spostamenti, organizzazione…

Oltre ai più fondamentali aspetti legati alla sostenibilità economica e alle prospettive future, in questo nuovo scenario.

Parlando di Coworking, la sostenibilità economica è sempre al centro delle nostre attenzioni.

Con Cowo® cerchiamo di impostare il lavoro per i Coworking sui vari territori in modo da costruire una soddisfazione economica adeguata per i nostri affiliati.

Lo facciamo in molti modi, e soprattutto evolviamo costantemente strumenti e attività proprio per non mancare mai l’obiettivo della sostenibilità economica, in primis.

Guardandoci intorno in questi giorni, sui social e i media in generale, troviamo molto spesso il Coworking al centro di interviste, articoli, approfondimenti e analisi.

L’oggetto di tutti questi contenuti, sostanzialmente, è sempre lo stesso:

Il “futuro del Coworking”

Noi cerchiamo sempre di occuparci prima di tutto del presente, ed è sul presente che vorremmo focalizzare il nostro pensiero a questo proposito.

Innanzitutto, crediamo sia inopportuno millantare un ottimismo di maniera.

L’ottimismo lo condividiamo – e vediamo a breve per quali ragioni, secondo noi abbastanza concrete – l’ottimismo forzato no.

L’impressione, infatti, è che circolino tante informazioni basate essenzialmente su due aspetti:

  • l’esorcisimo della paura
    .
  • il pensiero speranzoso (suona meglio in inglese: wishful thinking)

Cerchiamo quindi di illustrare – su basi concrete, fondate su fatti del presente e non su congetture sul futuro – quali sono i motivi reali alla base del nostro ottimismo in merito all’evolversi del Coworking in Italia, successivamente alla pandemia che – in tutti i settori – sta mettendo in crisi parecchi soggetti.

1 – Il polso del Network sul settore: le richieste di questo periodo

Come sa bene chi lavora con noi, Rete Cowo® è anche un centro dove passano molte informazioni.

Come si usa dire, “abbiamo il polso della situazione”, grazie ai tanti, continui contatti con persone che lavorano nei Coworking, per i Coworking, insieme ai Coworking.

Tra i molti che ci contattano, ci sono soprattutto due tipologie di interlocutori:

a)
coloro che cercano uno spazio di Coworking dove andare a svolgere la propria attività lavorativa

b)
coloro che desiderano proporre i propri spazi professionali come Coworking

Ogni giorno numerose richieste arrivano a Cowo®, in molti modi: form di contatto, telefonate, messaggi via social network, email, whatsapp… molti canali, molte comunicazioni.

E sopratutto molti territori: veniamo infatti contattati da tutte le parti d’Italia, dalla Capitale ai piccolissimi centri.

Ebbene: è un dato di fatto che le richieste arrivate a Cowo® nel periodo della pandemia non sono diminuite significativamente.

C’è stato sì un calo, ma non drammatico.

Considerando che la maggior parte delle attività economiche in Italia sono rimaste chiuse per molte settimane, il fatto di aver continuato a ricevere richieste è senz’altro positivo.

2 – Le nuove aperture di spazi Cowo®

Qui la testimonianza che portiamo non è nostra diretta, ma quella di colleghi imprenditori che – proprio in questo periodo di pandemia – hanno deciso di aprire uno spazio di Coworking.

Rete Cowo® ha infatti ricevuto, nel corso della quarantena, ben 4 conferme di altrettanti nuovi spazi, in corso di apertura.

Non crediate che siano persone avventate o soggetti inconsapevoli: al contrario, si tratta di professionisti che hanno sondato ben bene le possibilità potenziali, hanno fatto le loro valutazioni e hanno deciso che sì, è il momento di aprire una nuova attività basata sul Coworking.

Nessuno di loro (come peraltro nessuno di noi) ha la verità in tasca, ma il segnale che ci portiamo a casa è che in vari territori, vari imprenditori, di vari settori e varie fasce d’età, hanno preso una decisione fortemente incoraggiante.

3 – Aziende e dipendenti hanno scoperto che c’è vita oltre l’ufficio

Forse non tutti si rendono conto dello straordinario salto che le aziende italiane hanno fatto in queste settimane.

Un vero e proprio passaggio epocale.

Hanno infatti scoperto che il lavoro si può svolgere anche lontano dall’azienda, fuori dal solito ufficio.

Intendiamoci: non è una novità in assoluto, ma è una grandissima novità per la quantità di aziende coinvolte.

Mentre fino a 3 mesi fa le aziende consapevoli delle possibilità “smart” offerte da una visione agile del lavoro erano lo zero virgola, e solo nelle principali metropoli, oggi sono tantissime, forse la maggior parte.

E in tutta Italia: città grandi, città piccole, provincia, paesi, dappertutto.

Chiunque di noi, in tutte le regioni, conosce qualcuno che si è dovuto attrezzare a casa con PC e connessione Internet per portare avanti il lavoro.

Non è più un “trend” elitario, di pochi, no. È un esperimento di massa. Una rivoluzione.

Una rivoluzione che è la premessa di un cambiamento, per molte di quelle aziende e organizzazioni che in questi mesi hanno fatto tale esperienza.

Non può essere che così, visti i costi che si risparmiano, da entrambe le parti (l’azienda risparmia costi immobiliari, il dipendente risparmia spostamenti e tempo).

In tutto questo, si è anche scoperto che il “lavoro da casa” è una opzione non praticabile nel lungo periodo.

In casa non ci si può isolare dall’ambiente (leggi: figli, famiglia, animali, campanello).

In casa non sempre si hanno gli strumenti giusti (un PC, un monitor, una connessione internet valida, stampante…).

In casa non ci si può concentrare come è necessario fare nel lavoro.

In casa è pressoché impossibile, nel lungo termine, mantenere l’equilibrio vita-lavoro.

In casa non è detto vi sia la sistemazione logistica giusta per lavorare in modo serio e continuativo (una scrivania, una seduta ergonomica).

In casa – per farla breve – è impossibile lavorare bene.

Questo porterà molti a scoprire i benefici del Coworking: soluzione sostenibile (quindi con costi abbordabili), senza vincoli (posso andarci un giorno, un mese, un anno), flessibile (se voglio lavorare con un collega, posso farlo venire), tecnologicamente attrezzata (se devo fare una videoconferenza, la linea non cade) e – guarda un po’ – con altri professionisti presenti, con cui fare networking.

Il tutto a portata di mano, magari dietro casa.

4 – Chi è nei Coworking vuole rimanerci

Qui invece è il coworking manager che parla.Coworking Milano Lambrate - Sede Rete Cowo®

Come molti sanno, parte del lavoro del nostro team è anche gestire uno spazio Cowo®, aperto ben 12 anni fa e tuttora molto attivo: il Cowo® Milano Lambrate.

Uniamo quindi l’attività di consulenza e affiancamento ai numerosi spazi Cowo® d’Italia e Canton Ticino, a quella di gestori del nostro Coworking.

Abbiamo potuto quindi verificare, direttamente con la nostra community, quale tipo di reazione hanno avuto gli utilizzatori del nostro spazio.

Siamo contenti di dire che in pochi hanno rinunciato a venire al Cowo®, e lo hanno fatto con grande dispiacere, ripromettendosi di tornare non appena la situazione si stabilizzerà.

Lo stesso è accaduto a molti altri spazi con cui siamo in contatto.

Certo, con questo non intendiamo minimizzare il danno economico che qualsiasi disdetta comporta, ma pensiamo sia importante registrare l’attitudine positiva di chi frequenta i nostri spazi di Coworking.

Non hanno smesso di apprezzarli e – in quei casi in cui se ne sono allontanati – non vedono l’ora di tornare.

5 – I Coworking stanno ricevendo aiuti economici

I bandi di finanziamento a beneficio dei Coworking (degli spazi e/o di chi li utilizza) non sono una novità.

Però si registrano in questi giorni alcune iniziative interessanti.

È notizia fresca di pochi giorni la delibera degli incentivi economici in Puglia, che vanno ad aggiungersi alle misure di sostegno già presenti e attive in Toscana.

Dovrebbe essere imminente anche il bando della Regione Lazio, in Friuli Venezia-Giulia è all’attenzione del Consiglio regionale.un disegno di legge che prevede, fra le altre cose, incentivi allo strumento del Coworking.

Altri progetti, realizzati in passato, sono al momento inattivi, ma non è detto che non riprendano ed erogare contributi.

Sappiamo infatti per esperienza che laddove vi sono state misure di sostegno economico in passato può verificarsi una riapertura dei bandi (il Comune di Milano, ad esempio, è stato il primo a erogare fondi per il Coworking, ed ha replicato il sostegno ben 4 volte, nel 2013, nel 2015 con due misure, e nel 2017).

Sempre per Milano, è tuttora aperta – fino al 31/12/2020 – la possibilità di iscriversi all’elenco ufficiale degli spazi accreditati.

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